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Dimissioni a Serradifalco, il Consiglio decade

SERRADIFALCO. È durata appena otto giorni l'illusione che il consiglio comunale potesse rimanere in vita. A staccare la spina è stata l'ennesima dimissione. Quella presentata ieri, "per motivi personali", da Francesco Palumbo, l'unico consigliere della minoranza dei "Giovani siciliani" rimasto in carica, dopo l'abbandono in massa, circa due anni fa, degli altri suoi compagni di lista. Con le dimissioni di Palumbo, i consiglieri in carica rimangono sette. Uno in meno, quindi, del numero minimo richiesto. E senza altri con cui surrogarlo. Motivo per cui il consiglio comunale, non appena la segreteria del municipio avrà informato di ciò la Regione, sarà dichiarato decaduto e sostituito con un commissario straordinario. A un anno dalla scadenza naturale del suo mandato. Dopo le dimissioni dei sei membri dell'opposizione, e i successivi otto "no" dei non eletti alla surroga, infatti, sono seguiti, mesi fa, gli addii di tre consiglieri della lista di maggioranza Semplicemente Serradifalco (nel frattempo smembrato in tre gruppi, di cui due passati all'opposizione).
E la rinuncia, nei giorni scorsi, a subentrare dei non eletti. Tranne Emanuele Miraglia. Il quale, nell'accettare la nomina, lo scorso 15 aprile, aveva consentito la sopravvivenza dell’assemblea. Il tutto mentre si accinge finalmente ad approdare in consiglio comunale il bilancio di previsione 2013. Pur se gravato dal "parere non favorevole" dei revisori dei conti. Giusto su tale previsionale, prima della notizia delle dimissioni di Palumbo, il segretario del Pd aveva diramato un comunicato stampa. Nel quale Graziano Cipollina, fra l'altro, osserva: «Si è in ritardo nell'approvazione del bilancio di previsione 2014, quando invece attende ancora di essere esaminato quello del 2013. Qualcuno l'ha definita pantomima. Ma forse il sindaco e assessore al bilancio aspetta che a maggio scada il mandato dei revisori. Se così sarà, questa è peggio della vecchia politica. E' la vecchia politica camuffata dalla giovane età di questo sindaco. Siamo al dissesto politico, prima che contabile. Non immagino cosa erediteranno gli sciagurati che governeranno dal 2015. Questo sindaco, non contento di aver fatto stancare tutti, a partire dalla cittadinanza, inducendo i vari gruppi che sostenevano l'amministrazione a mollarlo, si ostina ancora ad andare avanti attendendo che scada pure il mandato dei revisori per trovarsi definitivamente, nei fatti, politicamente isolato. Non è così che si amministra. L'amministrare nei tempi moderni è per definizione un'attività collegiale e partecipata, non personalistica».

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