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Aggressioni alla Kore, resta giallo: per ora risolto solo un caso

ENNA. È arrivata una condanna per l'aggressione a sfondo sessuale avvenuta l'anno scorso ad aprile ai danni di una studentessa universitaria della Kore. E nel frattempo, adesso, è ufficiale: J.C., ventenne agirino, che ha preso 10 mesi di reclusione per violenza sessuale - con l'attenuante specifica prevista per i casi di "minore gravità" - non c'entra nulla con gli altri due episodi analoghi avvenuti a ottobre 2012 nella zona di via delle Olimpiadi.
Per quei casi è stato prosciolto, perché la Procura ha accolto la tesi dell'avvocato del giovane, il penalista Maria Greco, e ha deciso di non procedere. L'avvocato ha già fatto ricorso in appello anche per la condanna, tuttavia, contestando ogni ipotesi di responsabilità, perché secondo la difesa non si configurerebbe la violenza sessuale; e perché il giudice, sempre stando alla tesi difensiva, avrebbe dovuto concedere quantomeno la sospensione condizionale della pena, cosa che invece non ha fatto perché il reato, a detta del Gup, non lo prevedrebbe. Ci sono questi punti, ma non solo, fra i motivi di ricorso già presentato dalla difesa. Il ragazzo, un commerciante che fonti agirine definiscono come "un lavoratore" e una "persona perbene", ha dunque preso 10 mesi di reclusione. Sei mesi li ha già scontati ai domiciliari e ne rimarrebbero 4, ma la difesa è pronta a dare battaglia.
Intanto, si diceva, è già caduto ogni possibile nesso fra questo caso e i due precedenti. Casi che restano dunque avvolti dal mistero. In quegli episodi, del resto, le vittime descrissero l'aggressore come un uomo di carnagione molto scura. Da quanto è emerso, poi, nessuna di loro ha riconosciuto l'agirino quando ad aprile, dopo l'arresto, i poliziotti della squadra mobile hanno mostrato loro dei book fotografici, contenenti, tra le altre, la sua foto. L'indagine è condotta dagli uomini della sezione crimini sessuali, diretti dal vicequestore Giovanni Cuciti. Malgrado le analogie e le suggestioni legate alla dinamica simile, gli inquirenti hanno escluso ogni possibile collegamento. In quei casi l'aggressore aveva agito nella penombra, facendo perdere rapidamente le proprie tracce e poi sparendo nel nulla. Quel giorno, J.C. si sarebbe avvicinato a una giovane e avrebbe iniziato a toccarla di giorno. Lei si è messa a urlare e ha attirato l'attenzione di altre ragazze, che lo hanno visto in volto. Poi lo hanno arrestato, mentre alla guida del suo suv grigio a due passi dalla Questura, in piazza Garibaldi. L'inchiesta è stata coordinata dal pm Marco Di Mauro.

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