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Esami facili all’università di Messina: quattro arresti

MESSINA.  Esami di diverse materie, test di  ingresso alle facoltà, abilitazioni professionali: tutto  nell'università messinese aveva un prezzo, da duemila a 25 mila  euro. Il «verminaio» dell'ateneo dello Stretto continua a  produrre scandali. Dopo le varie inchieste su parentopoli, le  sospensioni e le condanne degli ex rettori, le indagini sugli  affari degli appalti truccati e gestiti dai ras dell'ateneo, ora  la direzione investigativa catanese, coordinata dalla dda  messinese, con l'inchiesta Campus, ha scoperto una compravendita  di esami e altri titoli gestito da Antonio Domenico Montagnese,  50 anni.     


Il boss degli «esami facili» era stato indagato nell'ambito  dell'operazione denominata «Panta Rei» condotta nel contesto  delle indagini svolte sull'omicidio del professor Matteo  Bottari, e sembra agisse all'ombra della 'ndrangheta, visti i  suoi rapporti stretti con cosche calabresi come il clan Fabrizia  nel Vibonese. Con lui sono stati arrestati Marcello Caratozzolo,  di 47 anni, docente di Statistica e matematica nell'ateneo,  Santo Rando Galati, detto Dino, 57 anni, ex consigliere  provinciale a Messina: tutti accusati di associazione per  delinquere aggravata dal metodo mafioso finalizzata alla  corruzione, al traffico illecito di influenze, al millantato  credito, al voto di scambio e ad altri delitti contro la  pubblica amministrazione. In manette anche Salvatore D'Arrigo,  59 anni, accusato di tentata estorsione continuata ed aggravata  dal metodo mafioso. Altre due persone indagate sono state  sottoposte all'obbligo di presentazione alla polizia  giudiziaria. Montagnese è anche accusato di usura e tentativo  di estorsione continuata ed aggravata dal metodo mafioso insieme  agli altri tre arrestati. Montagnese e D'Arrigo sono stati  portati in carcere; gli altri due sono stati posti ai  domiciliari.    


Per l'importante inchiesta, al procuratore di Messina Guido  Lo Forte sono arrivate le congratulazioni del ministro della  Giustizia Annamaria Cancellieri che ha espresso «la profonda  soddisfazione per aver provveduto a togliere di mezzo un  pericoloso gruppo criminale da una sede preposta alla tutela del  sapere e alla formazione umana e culturale dei nostri giovani».  Un'inchiesta che non è ancora conclusa, come dice il capo Dia a  Catania Angelo Bellomo: «L'indagine non coinvolge solo gli  arrestati di oggi; c'è un secondo filone che riguarda tutte le  facolta» dell'ateneo Peloritano. Non possiamo dare numeri -  prosegue Bellomo - ma sarebbero coinvolti molti docenti.  L'indagine del centro operativo di Catania è iniziata nel 2012,  prima dei test di ammissione all'università di diverse  facoltà, dalle indagini fin da subito si è avuta la conferma  dei sospetti che nell'ambiente universitario di Messina, ancora  una volta, gli esami erano condizionati da fattori e soggetti  esterni.    


L'investigatore sintetizza quello che lo stesso ras degli  esami facili, Montagnese, spiegava in una telefonata  intercettata: »Se tu ti vuoi prendere gli esami senza fare un  cazzo.. e..senza problemi, allora bisogna andare praticamente a  minacciare...non c'è niente da fare è così...è questo il  sistema... quello si caca di sotto è tutto la il  discorso...bisogna andare a minacciare...bisogna andare a  minacciare e saperlo fare...perchè se no, sei fottuto.  Campus a Messina. E poi c'è il metodo Caratozzolo.... -  continuava Montagnese - Caratozzolo và.. dice: 'questo è un  amico..un..cosa..vediamo che possiamo fare.. parapì..parapù.    Insomma c'e da lavorare per il nuovo rettore, eletto due mesi  fa, Pietro Navarra, che dovrà rimettere nella giusta direzione  l'università e che qualche studente saluta, senza farsi  sentire, con un «baciamo le mani». Navarra, ma questa è solo  una curiosità, è nipote di don Michele il fondatore della  mafia di Corleone quella che per 60 anni ha tenuto le leve del  comando di Cosa nostra.     L'università di Messina, dopo la notifica del provvedimento  restrittivo a Marcello Caratozzolo, ha fatto sapere che  «provvederà alla sospensione cautelare» del docente, mentre  il rettore Pietro Navarra ha sottolineato che «l'Ateneo è  parte lesa nel procedimento, qualora le accuse mosse dalla  magistratura trovassero riscontri in sede processuale», ed è  pronto a proporre la sua costituzione di parte civile. 

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