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La delusione dei fratelli Biviano sfocia nella protesta choc: Sandro «in croce»

LIPARI. La delusione dei fratelli Biviano che da 80 giorni protestano a Roma dopo la bocciatura del metodo Stamina decisa dal ministero della salute, protesta choc di Sandro. In croce davanti a Montecitorio. Questo il gesto dimostrativo dell'isolano di Lipari, 37 anni, affetto da distrofia muscolare, che insieme agli altri malati protesta dal 23 luglio per la libertà di cura con il metodo Stamina. Durante una veglia di preghiera per ricordare i bimbi morti negli ultimi mesi, che secondo i malati avrebbero potuto salvarsi se avessero fatto subito le infusioni con il metodo Stamina una volta avuta l'autorizzazione da parte del giudice, Sandro, che indossava una t-shirt con su scritto "Non ho più voglia di morire", si è fatto mettere su una croce. Sulla sommità la scritta Aifa, sigla dell'Agenzia italiana del farmaco. Ne è seguito un dibattito acceso con le forze dell'ordine presenti in piazza Montecitorio, che hanno provato ad impedire che venisse "fissato" alla croce con dei lucchetti.
"Dov'è la Lorenzin? Starà a dormire" hanno iniziato ad urlare i malati, spiegando che quella che loro stanno subendo è una "crocifissione", non solo per la decisione del ministro di ufficializzare il no alla sperimentazione ma anche per l'indifferenza verso la loro vicenda. "Ho fatto questo gesto perchè ci hanno condannato a morte, come fu per Gesù" ha detto Biviano. "Per il ministro noi siamo morti che camminano, ormai non mi sorprende più nulla. Visto che non abbiamo avuto risposte neppure dal Papa, ci rivolgeremo alla Corte Europea dei Diritti umani di Strasburgo", aggiunge. C'è anche il fratello Marco e un pensiero va alle sorelle Elena (vive attaccata al respiratore e a Palmina) che a Lipari, sopravvivono nella casa di Pianoconte con mamma Provvidenza. "Non chiediamo sperimentazioni e nemmeno che le terapie ci vengano fornite gratuitamente, ma solo libertà di cura, anche al costo di pagare a nostre spese. Almeno per quelli che stanno morendo e non hanno altra scelta", prosegue Biviano. Quindi, rivolgendosi al ministro della Salute Beatrice Lorenzin domanda "cosa potrebbe esser peggio per chi è in fin di vita se non vedersi togliere l'ultima speranza?".
"Negli ultimi mesi - aggiunge il portavoce dei malati - cinque bambini che avevano avuto l'autorizzazione dal giudice per ottenere le cure compassionevoli sono morti perché non hanno potuto usufruire della terapia. E questi - conclude - per noi sono 'omicidi accompagnati' le cui vittime ricorderemo domani con una messa in piazza Montecitorio". Guido De Barros, padre della piccola Sofia, affetta da una malattia neurodegenerativa, definisce tutta la questione una "pantomima" che si contrappone "alla realtà di una malattia incurabile". "Ora restiamo senza una terapia alternativa", dice De Barros che chiede al ministro Lorenzin di diramare le motivazioni ufficiali: "Vogliamo sapere - dice - su quali basi possono dire che la terapia non è sicura se non è stata sperimentata". Sofia era diventata un simbolo della battaglia pro-Stamina anche dopo un servizio de "Le Iene" che ne aveva raccontato la storia.

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