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Quattromila famiglie in baracche e tuguri a Messina, task-force per avviare l’autocostruzione

MESSINA. Almeno un migliaio di persone rischiano di finire sotto un ponte o su un'auto in una situazione di cosiddetta emergenza abitativa. Almeno quattromila famiglie vivono in baracca o in abitazioni che non sono degne di questo nome. E' emergenza casa in città. I numeri confrontati con i dati in mano a palazzo Zanca e all'istituto autonomo case popolari, sono forniti dall'Unione inquilini, la stessa associazione che ha sposato la causa di quattro famiglie che dal dicembre scorso occupano la scuola elementare di Paradiso. L'unione inquilini per bocca di Gianmarco Sposito, che è anche segretario provinciale di Rifondazione comunista, chiede un tavolo di confronto urgente al Comune e soprattutto l'attivazione di una task force che possa portare avanti la cosiddetta autocostruzione. Una procedura che consente di cedere immobili in disuso a famiglie disagiate in cambio della ristrutturazione. A rispondere a Sposito l'assessore comunale al risanamento Sergio De Cola: "Siamo pronti ad affrontare l'argomento - dice l'amministratore - l'autocostruzione è una strategia che possiamo portare avanti. Stiamo provvedendo ad effettuare un censimento". L'assessore De Cola, che annuncia l'apertura imminente di cantieri a Fondo Fucile per la costruzione di nuove case grazie a fondi residui sul risanamento che ammontano a sette milioni e mezzo di euro, è però perentorio sull'occupazione: "Quella scuola dev'essere lasciata. Sarà disponibile solo dopo che il Comune l'avrà resa agibile". Un dietrofront che né le famiglie che la abitano (altrimenti sarebbero andate a vivere sotto un ponte), né l'unione inquilini, intendono fare. Torniamo ai numeri drammatici dell'emergenza. I nuclei abitativi che vivono in situazione di disagio in condizioni di inabitabilità o in baracca sono circa quattromila. Quella delle famiglie che occupano la scuola di Paradiso è soltanto la punta di un iceberg. E allora vediamo le cifre messe a disposizione dagli enti preposti all'emergenza e dall'unione inquilini. Secondo un vecchio bando che comprendeva anche coloro che vivono in baracca i nuclei familiari a cui serve un'abitazione sono quattromila. Famiglie che vivono in condizioni da favelas brasiliane. Tra queste poi ce ne sono settecento che hanno condizioni ancora più particolari. A censirli un bando pubblicato durante il mandato del commissario Croce che mise a disposizione appena venti alloggi. Che comunque non vennero mai assegnati. Eppure il Comune a disposizione avrebbe i 60 milioni residui della legge 10 sul risanamento (che stanziava 500 miliardi delle vecchie lire) e i fondi ordinari rimasti nel cassetto. E potrebbe anche comprare, invece di costruire, alloggi già pronti. All'emergenza si aggiungono le cifre che escono fuori dalle aule di tribunale. Gli sfratti esecutivi nel 2012 erano 600. Almeno un venti per cento in più nel 2013. I pignoramenti per morosità 499. E infine ci sono le banche e i mutui non pagati. Le case che rischiano di finire all'asta in Sicilia come a Messina sono centinaia. Giuseppe Previti, ex presidente del consiglio comunale, fornisce un altro dato che fa riflettere. Lo Stato mette a disposizione dei comuni dei fondi che servono ad acquistare case da assegnare a coloro che sono stati sfrattati per morosità incolpevole. Tra questi chi ha perso il lavoro e non può pagare la pigione. Il Comune non ha mai partecipato al bando.

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