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Ragazza uccisa: migliora Lucia, tutto il calcio ricorda Carmela

Parla Maria Mattea Cardinale, 53 anni, madre dell'assassino, Samuele Caruso: "Non so cosa darei per riportare in vita Carmela, ma il mio ragazzo non è un killer come lo hanno definito"

PALERMO. Migliora Lucia Petrucci, ricoverata nella Rianimazione dell' ospedale palermitano 'Cervellò, colpita con venti coltellate dal giovane che ha ucciso la sorella Carmela.  «Sta meglio, rispetto a ieri è anche più rilassata e sciolta - dice il primario di chirurgia Giuseppe Termine - È lucida, parla. Oggi le abbiamo strappato anche un sorriso, quando le ho detto che per nascondere i segni delle ferite riportate abbiamo chiamato anche un chirurgo plastico».

È un miracolo che non sia morta come la sorella Carmela, di un anno più piccola sgozzata da Samuele Caruso, 23 anni, ex fidanzato di Lucia, che non sopportava l'abbandono della
diciottenne e soprattutto la «possibilita» che questa ricominciasse una storia d'amore col fidanzato precedente. «Lucia - ha detto il medico - non sa ancora che la sorella è morta, aspettiamo, prima di trasferirla nel reparto di chirurgia, che gli psicologi le dicano cosa è accaduto. È indispensabile che non lo sappia da amici, peggio ancora dai media». E proprio contro i giornalisti, anche se non direttamente si è scagliato Serafino Petrucci, padre delle ragazze, distrutto dal dolore che con un familiare, in ospedale, si è sfogato dicendo: «Questa è una spettacolarizzazione del dolore. Basta. Non ce la faccio più. Mi sento trattato da delinquente. Ogni passo che faccio ho dietro i giornalisti».   

Caruso, arrestato per omicidio aggravato da motivi futili e abbietti e di tentativo di omicidio, ha trascorso la sua seconda notte in carcere dopo gli interrogatori della polizia e del pm e domani sarà nuovamente ascoltato dal gip che dovrà decidere sulla custodia cautelare. Il suo racconto, firmato davanti al legale Antonio Scimone, è sconvolgente quanto la ferocia dimostrata quando si è scagliato contro le due sorelle nell'androne di via Uditore 14/F. A verbale ha detto: «Di solito non esco con un coltello, ma l'avevo preso perchè volevo parlare con Lucia e se non avesse ammesso il tradimento, l'avrei usato». Poi incalzato dal magistrato ha aggiunto: «Sono uscito da casa col coltello perchè era mia intenzione uccidere Lucia se avesse ammesso il tradimento». «Carmela non c'entra - ha spiegato il giovane cheaveva saputo da amici che Lucia aveva riallacciato la storia con
un ex - non volevo farle nulla, ma si è messa in mezzo». L'assassino ha detto di avere visto, perchè gli è stata mostrata da un amico, una foto di Lucia che baciava il suo ex. Poi su Facebook ha visto che i due erano di nuovo amici. Questo lo avrebbe reso pazzo di gelosia e l'avrebbe indotto ad andare ad affrontare la ragazza. Dopo aver compiuto la «mattanza» Caruso è scappato a piedi fino al Foro Italico, dall'altra parte della città, sul lungomare Cristoforo Colombo dove ha comprato una maglietta cambiando quella rossa che aveva addosso, macchiata di sangue. Il giovane è poi andato a Bagheria (Pa) perchè lì abita uno zio paterno.

I suoi genitori, in lacrime, hanno incontrato per pochi minuti Samuele venerdì sera prima che fosse portato in carcere. La donna ha detto «Mio figlio è un bravo ragazzo. Giornali e televisioni lo hanno definito un killer ma non è così, non è un mostro. La nostra è una famiglia perbene». Dal quadro fatto dagli investigatori che sono venuti in contatto con l'assassino emerge che Caruso avrebbe «una mente insondabile». Non ha pianto, non ha avuto momenti di pentimento o di scoramento. Non ha mostrato interesse nel fatto che sarebbe andato a finire in cella da cui non uscirà presto. Durante l'interrogatorio «ha preso la testa tra le mani» come se avesse capito ciò che aveva fatto solo «qualche volta». Il
giovane, dicono gli inquirenti, «appare come una persona inspiegabilmente inconsapevole, una persona con un livello di intelligenza e di percezione della realtà sotto la media, che basa la sue convinzioni su quello che vede o legge su
Facebook».

Anche i tifosi del Palermo, oltre ad amici di famiglia e compagni di classe delle due sorelle che hanno affollato per tutto il giorno il piazzale dell'ospedale, hanno ricordato
Carmela con diversi striscioni,che sono apparsi durante la partita contro il Torino che si è disputata allo stadio Renzo Barbera. Prima del fischio d'inizio il capitano del Palermo,
Massimo Donati, ha deposto un mazzo di fiori sotto la curva nord in memoria della ragazza.

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