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La tragedia di via Bagolino: due piani erano abusivi

Due palazzine si sono sbriciolate letteralmente, uccidendo quattro persone.

PALERMO. Due quadretti appesi a un muro tirato su senza criterio e senza concessioni, un mare di macerie tra cui spunta la rete di un letto, una mezzaluna gialla di cartapesta che rallegrava la camera dei bambini. Delle due palazzine che lunedì notte, a Palermo, si sono sbriciolate seppellendo quattro persone (oltre a sette feriti, tra cui tre bambini) non resta molto altro.   
Via Bagolino, una strada stretta di case popolari dove l'abusivismo è la regola, è ridotta a un cumulo di pietre, polvere e disperazione. I corpi dei morti - due anziani coniugi, una zia e un nipote - sono stati portati via ieri mattina. A tirarli fuori, dopo una notte di lavoro estenuante, i vigili del fuoco che, chiamati ieri dagli abitanti dei due edifici, preoccupati da scricchiolii noti che s'erano fatti più inquietanti, hanno evitato una strage ancora più grande. Sono stati loro a evacuare le due case dopo avere capito che il crollo era solo questione di attimi. Non tutti però sono riusciti a mettersi in salvo. Che si sia trattato di un cedimento strutturale e non di una esplosione da fuga di gas è stato chiaro da subito. Saranno ora i magistrati, che hanno aperto un'inchiesta per disastro colposo e omicidio plurimo ancora a carico di ignoti, ad accertarne le cause. E non sarà un'impresa facile. Gli inquirenti - i pm hanno delegato i vigili urbani e la polizia - dovranno districarsi tra abusi abnormi che hanno trasformato due palazzine di due piani in edifici di quattro. Con i terzi piani realizzati senza alcuna concessione e in attesa di essere sanati dal 1986 con tanto di perizia giurata agli atti del Comune che ne attestava la potenziale regolarizzabilità. Sopra, come se non bastasse, sono stati costruiti da un lato una veranda, dall'altro un appartamento in muratura che poggiava tutto sul piano di sotto e che, probabilmente, è stato causa del collasso.

Chi siano i responsabili di scelte tanto scellerate dovranno accertarlo i vigili urbani alle prese con mappe catastali che nulla hanno a che fare con la realtà modificata dall'uomo più volte senza alcun controllo. Mentre alla polizia spetterà interrogare i superstiti che parlano di scricchiolii di anni, di crepe aperte sui muri e richiuse alla buona e del terrore di ieri sera, quando i rumori si sono fatti più sinistri e ci si é decisi a chiamare i vigili. Quando il primo palazzo si è schiantato sotto il peso dell'appartamento abusivo, il secondo, a cui era venuto meno il sostegno, ha avuto la stessa fine accartocciandosi su se stesso. Sotto le macerie sono rimasti Ignazio Accardi, 84 anni, e la moglie Maria La Mattina, di 80, che erano sul balcone al secondo piano e non hanno fatto in tempo a fuggire. Così come Elena Trapani, 74 anni, e il nipote Domenico Cinà, di 54, che vivevano al primo piano. Sette i feriti: un'intera famiglia - marito,  moglie e la bambina di sette anni medicati per ferite lievi. E altre quattro, tra cui due bambini, rimaste intossicate dalle polveri prodotte dalle macerie.    

Ai funerali delle vittime penserà il Comune, ha detto il sindaco Leoluca Orlando che ha passato la notte accanto ai vigili del fuoco e agli operatori del 118. E ieri durante una conferenza stampa ha invitato i cittadini a denunciare gli abusi. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano e quello del Senato Renato Schifani si sono detti colpiti dalla tragedia, mentre il governatore siciliano Rosario Crocetta ha chiesto di fare luce sulle responsabilità  dell'ennesimo “crollo annunciato”. A questo dovranno pensare i pm che domani affideranno a due esperti del dipartimento di ingegneria civile dell'università di Palermo il compito di capire cos'é successo.

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