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Palermo, pentito scrive una tesi sui collaboratori di giustizia

PALERMO. «Il fenomeno del pentitismo». Un argomento che il collaboratore di giustizia Manuel Pasta conosce bene. Ed è forse per questo che ne ha fatto il tema della sua
tesi in vista della laurea in giurisprudenza. Una storia autobiografica per Pasta, 37 anni, palermitano che quando fu arrestato nel dicembre 2009 era già iscritto all'università e
gli mancavano solo sette materie per laurearsi. Adesso vive libero in un luogo segreto con un nuovo cognome che gli è stato assegnato dal servizio centrale di protezione, come ricorda il
Giornale di Sicilia oggi in edicola. Prima della svolta apparteneva al clan Lo Piccolo. Con le sue dichiarazioni ha fatto arrestare circa duecento persone, aiutando gli investigatori a ricostruire la mappa delle estorsioni nel mandamento di Resuttana. Pasta ha deposto anche nel processo all'europarlamentare Antonino Antinoro, condannato a sei anni in appello per voto di scambio.


La tesi è composta da 456 pagine. Cinque i capitoli: "dalla storia della mafia dalle origini ai nostri giornì ad argomenti più specifici riguardanti 'i pentiti fino alla legge del 2001".
E ancora si dilunga su "la strumentalizzazione del collaboratore di giustizia" e su "la figura del magistrato, da nemico ad amico". La tesi si chiude con una sezione che traccia "il ruolo
fondamentale dell'avvocato difensore nello sviluppo della collaborazione".

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