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Così i boss nominano dal carcere i loro successori

PALERMO. Dal carcere i boss di Cosa nostra nominano i vertici dei clan. Emerge dall'operazione dei carabinieri di Palermo che oggi ha portato a 8 arresti. Dopo la cattura del boss Alessandro Ambrogio, a capo della cosca di Porta Nuova, il successore - Giuseppe Di Giacomo, poi ucciso - sarebbe stato designato da una cella. A comunicare al predestinato la sua nomina a capo fu il fratello, Giovanni Di Giacomo, detenuto per scontare una condanna all'ergastolo e storico padrino. Durante un colloquio in carcere col familiare avvenne l'investitura.  «....Ma poi c'è un'altra cosa che fuori non la sa nessuno, questa te la dico a te e a un certo punto dovrà venire fuori. A te ti abbiamo fatto noi altri (espressione che per gli investigatori indica i boss detenuti)», dice Giovanni Di Giacomo, non sapendo di essere intercettato, al fratello Giuseppe. «A lui - prosegue il boss alludendo a Gregorio Di Giovanni
(vecchio mafioso di Porta Nuova ndr) -  chi l'ha fatto? Nicchi? e chi l'ha autorizzato? E questi sono tutti abusivi, ricordatelo». Ma l'investitura è destinata a suscitare presto risentimenti in mafiosi di rango che, scarcerati di lì a poco, non condividono la leadership del momento. Il 12 marzo scorso Giuseppe Di Giacomo, infatti, viene ucciso in un agguato di mafia nel cuore del mandamento di cui era reggente. L'omicidio innesca nei familiari un incontrollabile desiderio di vendetta e Giovanni Di Giacomo e il fratello Marcello progettano di uccidere coloro che ritengono responsabili del delitto.

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