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E Riina disse: «Per Capaci chiesi più esplosivo»

Ai magistrati nisseni arrivano le intercettazioni, il procuratore Lari ne parla nel corso dell’udienza preliminare del nuovo processo contro gli esecutori

CALTANISSETTA. «Sì, si tratta di una sorta di confessione». Alla Procura di Caltanissetta non usano mezze misure, le intercettazioni di Salvatore Riina sono «una palese dichiarazione di essere stato lui ad ideare e ordinare la strage di Capaci».
Ventidue anni dopo la strage, alla vigilia dell’anniversario, le «novità» giungono dal capo dei capi: da Salvatore Riina. È lui che «confessa» di avere ordinato e fatto eseguire l’eccidio dell’autostrada. «Una sorta di confessione», come dicono i magistrati nisseni, intercettata nel carcere di Opera e che ora entrerà nel processo bis che si aprirà proprio il giorno dell’anniversario della strage, a Caltanissetta.
Dopo gli arresti dello scorso anno, quando la Procura di Caltanissetta ha indicato in altre persone i presunti componenti del commando di macellai che scatenò l'inferno, si sono aperti due processi: uno in abbreviato, l’altro in ordinario. Il primo è stato già aperto con il pentito Gaspare Spatuzza, Giuseppe Barranca, Cristoforo Cannella e Cosimo D'Amato sul banco degli imputati. Il secondo si aprirà venerdì giorno dell’anniversario della strage, e vedrà alla sbarra Cosimo Lo Nigro, Salvatore Madonia, Giorgio Pizzo, Vittorio Tutino e Lorenzo Tinnirello.
Il processo in abbreviato aperto e rinviato proseguirà a Firenze il 4, 5 e 6 giugno prossimi, per ascoltare tra gli altri i pentiti Gaspare Spatuzza, Fabio Tranchina, i due collaboratori che hanno permesso di riaprire le indagini sulle stragi del ’92.
Nel nuovo processo entreranno le intercettazioni ambientali effettuate nel carcere milanese e che riguardano le registrazioni dei colloqui intrattenuti da Salvatore Riina con il detenuto pugliese Alberto Lo Russo tra l’agosto ed il novembre del 2013. «Intercettazioni ambientali - ha detto il Procuratore Sergio Lari - durante l’udienza preliminare - che sono state recentemente trasmesse al mio ufficio dalla Procura di Palermo». Il procuratore Lari ha aggiunto: «Sebbene queste conversazioni debbano ancora essere sottoposte al rigoroso vaglio di questo inquirente e, pertanto, siano meritevoli di ogni necessario approfondimento, tanto che, al momento, non appare opportuno trarre alcuna definitiva conclusione, tuttavia, non si può non rilevare che proprio Salvatore Riina, colloquiando, si attribuisca l'ideazione della strage di Capaci e l'uso di esplosivo recuperato». La «sorta di confessione» appunto. Riina a Lo Russo ha detto: «Sono tante le fesserie dette sulla strage di Capaci. Hanno anche parlato di un aereo che ha bombardato la zona. Quante fesserie. Sono stato io che ho ordinato di prendere il T4 (l’esplosivo ndr) dal fondo del mare e sono stato sempre io - avrebbe aggiunto il boss di Corleone - a farne mettere 150 chili in più nel cunicolo sotto l’autostrada, così saltava in aria meglio».
Sempre il Procuratore Sergio Lari ritiene che «debba essere evidenziato, per il rilievo che avrebbe con riguardo al movente della strage, come Riina abbia raccontato, facendosene vanto, a Lo Russo di avere fatto fare a Giovanni Falcone la fine del tonno in una mattanza per punirlo della prepotenza con cui, secondo il capo dei capi, che chiaramente si riferiva al maxiprocesso, Falcone avrebbe impedito che fosse presieduto da un determinato presidente».
«Vedi - ha detto Riina a Lo Russo - cosa faceva con il presidente, prende il presidente e lo manda... l’ha fatto dimettere era prepotente....e pensava alla mattanza, pensava ai tonni di Favignana.... Che doveva ammazzare i tonni della mattanza e non pensava che c’era la morte per lui.... Faceva parte della mattanza». «A Giovanni Falcone, in particolare, veniva addebitato - dicono i pm nisseni - di avere influito sulla mancata assegnazione al presidente Corrado Carnevale, considerato un garantista, dell'incarico di presiedere il maxiprocesso in Cassazione».

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