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Biagio Conte va via da Palermo, corsa
contro il tempo per salvare mille poveri
La Regione: ce la faremo

Il laico ieri è salito sul monte Grifone portando una croce. Il fondatore della missione Speranza e Carità l’aveva detto e l’ha fatto. Gravato «dalla burocrazia e dall’indifferenza», si è allontanato a malincuore dalla città. Atteso un incontro tra sindaco e prefetto

PALERMO. Caricato del peso di una croce di legno ha attraversato via Oreto e parte della circonvallazione, davanti agli occhi allibiti degli automobilisti. Poi si è incamminato sulle pendici del monte Grifone. Fratel Biagio Conte se n’è andato. Si è voluto estraniare per un po' da quella città che lo ha profondamente deluso. «Carissimo don Pino, confratelli e consorelle - ha scritto in un messaggio -, il mio unico conforto è la montagna, mi metterò in ascolto con il buon Dio e sento nel mio cuore che Lui, Dio, mi dirà come mi devo comportare nei prossimi giorni». Chiede ai suoi più fidi collaboratori di resistere «fino all’esaurimento di tutte le scorte. Chiedo preghiere e sostegno: dalla Chiesa di Palermo, dalle parrocchie, dalle comunità religiose, dalle associazioni e dalle diverse confessioni religiose, anche dai non credenti».
Il fondatore della missione Speranza e Carità l’aveva detto e l’ha fatto. Gravato «dalla burocrazia e dall’indifferenza», da spese insostenibili e da continue cartelle esattoriali (l’ultima da 84.447,57 euro, notificata da Riscossione Sicilia), si è allontanato a malincuore dalle tre strutture che accolgono circa mille poveri, migranti, senza fissa dimora, donne sole. Il suo grido d’allarme risale a giovedì scorso. Biagio Conte aveva dichiarato di sentirsi lasciato solo dalla città, in particolare «da Regione, Comune, Demanio» e di esser pronto a restituire le strutture.


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