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Immigrazione, giunto a Pozzallo il peschereccio della morte

POZZALLO. Un barcone lungo poco più di venti metri, senza alcuna copertura, colorato tutto di blu e una striscia nera che lo attraversa da prua e poppa. È il peschereccio della morte recuperato da Nave Grecale nel Canale di Sicilia. A bordo vi sono almeno 30 morti, migranti rimasti intrappolati nella sala motori, schiacciati da altri passeggeri, e che hanno respirato il monossido di carbonio emesso dalle macchine. L'imbarcazione trainata da una motovedetta della Guardia Costiera è arrivata nel porto di Pozzallo. Sul posto per l'ispezione ci sono i medici legali e gli investigatori delegati alle indagini. Coordina gli interventi sul molo il procuratore capo di Ragusa Carmelo Petralia.
Le salme si trovano nel vano ghiacciaia, dove si custodisce il pesce durante la navigazione. È quanto emerge da un'ispezione dei locali compiuti dalla Squadra Mobile della Questura. In un primo momento era stato reso noto che le salme erano nella sala macchine, che è attigua al locale di tre metri per tre circa, in cui sono stati trovati i cadaveri.
Un'operazione particolarmente difficile quella del recupero delle salme. Le salme sono tutte accatastate nella sala macchine del natante che ha avuto anche un cedimento strutturale. Questo rende complicato l'accesso all'ambiente dove si trovano i cadaveri. Intanto i Vigili del Fuoco con delle autobotti stanno 'decontaminandò il peschereccio. Non è esclusa l'ipotesi che il natante venga scoperchiato per permettere il recupero dei corpi.



«Ho la morte nel cuore, e anche come se avessi ricevuto un pugno allo stomaco». Sono le emozioni vissute dal sindaco di Pozzallo, Luigi Ammatuna, all'arrivo in porto. «Io Mare Nostrum continuo a sostenerla - ha aggiunto il sindaco - l'Italia ha evitato un numero maggiore di morti, salvando tante vite umane». Alla domanda su come vive la sua comunità l'emergenza sbarchi il sindaco ha replicato: «Pozzallo sa degli sbarchi soltanto attraverso i giornali o la televisione: il porto è lontano un chilometro dal paese che non se ne accorge». Luigi Ammatuna ha concluso dicendo: «sono orgoglioso di essere sindaco di questa città accogliente».


«Ci vuole più cuore, altrimenti le parole girano a vuoto e non servono a niente. Dobbiamo pregare  per i nostri fratelli e le nostre sorelle, ma soprattutto aprirci a loro». Lo ha detto don Michele, parroco di Santa Maria Portosalvo e San Paolo, sul molo di Pozzallo per benedire le salme. «Spero che dopo questa commozione e mobilitazione - ha aggiunto il sacerdote in rappresentanza del vescovo Antonino Staglianò - non si ritorni indietro dimenticandoci quello che è accaduto. C'è bisogno dell'impegno di tutti ed delle istituzioni: e se hanno già fatto occorre che facciano di più».

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