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Priolo, concluse le indagini sui pozzi inquinati: richiesta di rinvio a giudizio per cinque tra dirigenti e tecnici

PRIOLO. Si è conclusa con una richiesta di rinvio a giudizio per cinque tra dirigenti e tecnici dello stabilimento Isab-Erg Med, in carica ed ex, l'inchiesta avviata dalla Procura della Repubblica di Siracusa nel 2012 in seguito alla segnalazione fatta da un cittadino sulla presenza di sostanze inquinanti in un pozzo acquifero ricadente su un terreno di contrada Targia che ha portato ad accertare da lì a breve la contaminazione da idrocarburi di altri nove privati ed uno pubblico, il pozzo Cannizzo, a Città Giardino.
I cinque dirigenti e tecnici
L'avviso di conclusione delle indagini è stato notificato dagli agenti del commissariato di polizia di Priolo a Giancarlo Cogliati, all'epoca dei fatti direttore dello stabilimento Isab Erg Med, Antonino Amato, dirigente pro tempore della Movimentazione dei prodotti petroliferi della stessa azienda, Giuseppe Petrillo, rimasto coinvolto nell'indagine in qualità di capo reparto del Parco serbatoi di stoccaggio dei prodotti petroliferi, Luigi Scalisi, dirigente pro tempore del ramo Ambiente e Sicurezza, ed infine Leonardo Gambino, capo reparto operativo Relazioni esterne. Nei confronti dei cinque imputati sono stati ipotizzati i reati di concorso in disastro colposo, avvelenamento di acque e omissione di misure idonee a contenere l'inquinamento ambientale. La difesa dei cinque dirigenti e tecnici ha adesso venti giorni di tempo per presentare memorie, proporre istanze e interrogatori prima che il fascicolo venga trasmesso dagli uffici della Procura alla cancelleria del gip per la fissazione dell'udienza preliminare che dovrà stabilire sull'eventuale rinvio a giudizio oppure sul proscioglimento.
L’indagine della polizia
L'indagine, condotta dagli uomini del commissariato di polizia di Priolo e partita nell'aprile di due anni fa, ha portato i tecnici dell'Arpa ad effettuare analisi sui campioni prelevati dal pozzo incriminato e su alcuni ricadenti in terreni limitrofi riscontrando il superamento dei limiti normativi e l'evidente contaminazione da idrocarburi. L’attenzione da parte degli investigatori si è concentrata sul “parco serbatoi” dello stabilimento Isab, oggi Lukoil, e sulla documentazione relativa ad una serie di attività manutentive che, nel tempo, erano state eseguite sulle cisterne da 18.000 metri cubi dove vengono stoccate le benzine semiraffinate. In particolare, gli investigatori hanno puntato il dito sulle operazioni di manutenzione effettuate nel 2008 sul serbatoio S534 nel corso delle quali era stata accertata la presenza di un foro di 3 millimetri sul suo fondo che avrebbe provocato nel tempo la perdita di consistenti quantitativi di idrocarburi nel sottosuolo. Alla luce di questo accertamento, secondo la Procura, i vertici dell'Isab avrebbero dovuto segnalare lo sversamento di liquidi nel terreno ed attivarsi per contenere i danni all’ambiente e alla salute dei cittadini.
Le conclusoni del capo della Procura
«L’autodenuncia - dichiara il capo della Procura Francesco Paolo Giordano - è stata invece comunicata dai vertici dello stabilimento solo alla fine dell’aprile 2012, cioè dopo 4 anni dall’accertamento della perdita registrata sul serbatoio S534». Secondo le ipotesi di reato formulate dalla Procura della Repubblica di Siracusa, i dirigenti dello stabilimento Isab-Med avrebbero dolosamente omesso, nel periodo compreso tra il 2008 ed il 2012, di attivarsi per impedire agli idrocarburi sversatisi dal serbatoio S534 di infiltrarsi nel sottosuolo e contaminare le acque di falda utilizzate per scopi irrigui e alimentari.

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