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Noto, lavori fermi al convento di San Francesco

Al convento di San Francesco campeggia una gru inutilizzata da tempo. I lavori sull’edificio sono fermi da oltre tre anni, mentre aumentano gli atti di vandalismo. Il Comune cerca risorse per completare l’opera

NOTO. Da oltre tre anni non si muove più, nessuno la manovra. Nessuno è riuscito a spingersi così in alto. Prigioniera delle confuse procedure e schiacciata dai limitati finanziamenti a testimoniare l’interruzione dei lavori c’è quella possente gru lasciata all’interno dell’ex convento annesso alla chiesa di San Francesco all’Immacolata, l’edificio religioso che una volta superata la Porta Reale dà il via alla lunga teoria di monumenti settecenteschi. La gru è rimasta al suo posto, dimenticata proprio come i lavori, avviati da tempo e mai completati, mentre lo stato di abbandono all’interno del cortile dell’ex convento, fino a qualche decennio fa sede del Liceo Scientifico «Ettore Majorana», avanza. Allo stato di degrado si sono aggiunti anche gli attacchi messi a segno, di notte, dai vandali. Muri imbrattati (anche esternamente), finestre danneggiate, vetri spaccati e anche furti commessi ai danni della chiesa. Da più di tre anni, anche a seguito di un disaccordo tra il Comune e la ditta appaltatrice nata per via degli interventi legati al prospetto, tutto è fermo. Proprio come quella gru, visibile da più angoli della città, che nessuno dall’indomani dello stop ai lavori è riuscito a manovrare. Così quel cantiere continua a rimanere aperto, ma solo per la spontanea vegetazione che ha aggredito l’isolato cortile e per i vandali. Per porre fine alla sfilza di attacchi i frati francescani, dallo scorso autunno, si sono attrezzati: cancelli in ferro separano gli ingressi che dal cortile del convento portano fino alla chiesa, mentre all’interno dell’edificio da qualche mese si registra la presenza di un sistema di allarme. E il cantiere? Le risposte i frati le hanno chieste direttamente al sindaco Corrado Bonfanti, che ha assicurato la chiusura della vicenda. «È nostra ferma volontà porre fine a questa triste pagina di storia della nostra città», afferma Bonfanti. «Lo stanziamento iniziale di un milione e quattrocentomila euro, fondi post-terremoto erogati dalla legge 433 del 1991 - aggiunge il primo cittadino -, si è rivelato di modesta entità rispetto al progetto che prevedeva la ristrutturazione completa dell’edificio. A seguito di una verifica, il nostro ufficio tecnico ha valutato che per poter ultimare i lavori occorrono ancora poco più di seicentomila euro». E si corre per attingere a finanziamenti ”anche perché più tempo sarà impiegato per recuperare la somma che dovrà portare alla compiuta fruizione dell’ex convento, più il costo lieviterà”, è la convinzione del sindaco. 

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