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Pd in bolletta, Amodio in campo: "Tanti non versano nulla al partito"

SIRACUSA. Polemiche senza esclusione di colpi nel Pd sulla vicenda riguardante l’impossibilità per il partito a fronteggiare le spese di locazione della sede di via Socrate. L’ex segretario cittadino Paolo Gulino ha puntato il dito contro i deputati regionali e i parlamentari nazionali. E le reazioni non si sono fatte attendere. Il parlamentare nazionale Sofia Amoddio ha manifestato profonda indignazione per le parole pronunciate da Gulino che lascerebbero intendere che la carenza di fondi possa dipendere dai mancati versamenti dei deputati. «Da quando sono stata eletta - dice Amoddio - ogni mese verso regolarmente 1.500 euro al Pd nazionale ed altri mille a quello regionale. Come il codice etico del partito suggerisce». I mancati trasferimenti delle somme dal partito regionale alle sedi provinciali, Siracusa inclusa, è frutto delle difficoltà economiche che da mesi hanno caratterizzato il partito. «Piuttosto - dice Amoddio - mi risulta che nessun amministratore a Siracusa abbia mai versato un centesimo: sindaco, consiglieri e anche la Sgarlata». Il parlamentare nazionale non risparmia critiche a Gulino, accusandolo di «inaudite falsità», e ritenendo anche lui responsabile delle difficoltà economiche del partito. «Che si rivolga a sindaco, consiglieri e assessori regionali - dice - rimasti indietro con i versamenti se non addirittura mai fatti». «Ho smesso di avere ruoli istituzionali dal 2008 - replica intanto Gulino - e in ogni caso resto dell’avviso che per garantire la sede al partito bastava che i quattro deputati eletti a Palermo e Roma mettessero 200 euro ciascuno». «Un contributo volontario - prosegue l’ex segretario cittadino - come è sempre stato. Anche quando io guidavo il partito in città e all’occorenza si procedeva con l’autotassazione per fronteggiare le spese. E nessuno ha mai rifiutato». «La sede serve per fare politica nel territorio e non nei salotti - conclude Gulino - piuttosto per una questione di correttezza sarebbe stato più giusto che i 12 mila e 500 euro derivanti dall’ultimo tesseramento e versati, fossero restititi visto che poi durante la fase del congresso provinciale non è stato consentito a chi aveva pagato di poter votare».

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