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"Trasfusione sbagliata", sarà risarcita

Il Tribunale di Palermo ha condannato il Ministero della Salute al pagamento di 230.788 euro, degli interessi legali e delle perizie già effettuate

TRAPANI. Il Tribunale di Palermo (terza sezione civile) ha condannato il Ministero della della Salute al pagamento in favore di una donna trapanese della somma di 230.788 euro. Questi i fatti: nel 1983 al momento della nascita avvenuta all’ospedale «Sant’Antonio Abate» di Trapani una neonata ha contratto una epatopatia in occasione di una emotrasfusione alla quale la stessa era stata sottoposta. Da qui ha inizio un lungo e travagliato iter per il riconoscimento del danno ed il risarcimento di tutti i danni non patrimoniali conseguenti all’evento verificatosi presso il nosocomio trapanese.

La giovane donna assistita dall’avvocato Giuseppe Scarcella del foro di Trapani ha visto adesso vinta la sua lunga battaglia. Infatti, il tribunale di Palermo nella persona del giudice Paolo Criscuoli ha emesso sentenza che ha visto come controinteressato il Ministero della Salute che era rappresentato da alcuni dirigenti operanti in Sicilia per controbattere la tesi del soggetto contagiato. In ogni caso, al Ministero è stata riconosciuta «la responsabilità in ipotesi di contagio di epatite B o C o del virus HIV tramite emotrasfusioni», ed è stato condannato non soltanto al pagamento della somma di 230.788 euro, ma anche al pagamento degli interessi legali, ed inoltre alle spese di lite per 9 mila euro,oltre Iva,CPA ed ancora alle spese per le perizie già effettuate.

Ma la «battaglia» legale non si ferma qui, perchè, come sostiene lo stesso Scarcella, è stata già avviata da parte dell’interessata una procedura per il riconoscimento di un’indennità fissa mensile in favore della giovane donna ed a carico dello stesso Ministero della Salute.

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