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Ebola, adesso è allarme anche in Europa

FREETOWN. Adesso l' Ebola fa davvero paura. Trecentoquaranta volontari dei Peace Corps americani saranno ritirati temporaneamente da Liberia, Sierra Leone e Guinea, mentre in Liberia, dove i morti sono già 129 sui 672 decessi complessivi, la presidente Ellen Sirleaf Johnson questa sera in Tv ha annunciato una serie di misure, tra cui la chiusura di tutte le scuole «senza eccezioni», per cercare di contenere il contagio. «Ebola è reale, Ebola è contagiosa, Ebola uccide», ha scandito.
Dopo i primi casi registrati all'inizio dell'anno, è andata sempre più espandendosi: davanti al virus non ci sono difese se non la prevenzione, poichè non esiste un vaccino. Come bene sanno altri medici, pure essi contagiati da Ebola e che stanno lottando contro la morte per aver cercato di aiutare i pazienti che ormai affollano i centri di assistenza.   La situazione sta facendo innalzare il livello dei timori anche in Europa, come in Gran Bretagna, dove il virus viene ormai considerato come una minaccia serissima, tanto da far
scattare serrati controlli alle frontiere  per chi arriva dai  teatri dell'epidemia. C'è stato già chi, per avere mostrato sintomi paragonabili a quelli di Ebola, è stato prelevato in aeroporto e sottoposto a controlli, che però hanno dato esito negativo. Mentre fonti Ue fanno sapere che l'Unione europea è attrezzata per rispondere all'eventualità che il contagio si estenda, anche se i rischi sono giudicati bassissimi.


Il recente caso di un liberiano, giunto a Lagos da Monrovia in aereo via Lomè, inquieta ancora di più le autorità sanitarie locali - a cominciare da quelle nigeriane - che, anche sotto la fortissima pressione dell'Organizzazione mondiale della sanità, stanno elevando intensità e qualità dei controlli alle frontiere e dentro i rispettivi territori semmai un portatore ignaro di Ebola abbia eluso il cordone sanitario dispiegato. Ma, ammette MsF, l'espandersi del virus è ormai totalmente fuori controllo, con tutte le conseguenze che questa «verità» comporta. La decisione della compagnia aerea africana Asky di interrompere, da subito, i voli verso Liberia e Sierra Leone, se dimostra la drammaticità del momento, acuisce la paura che scuote molti dei Paesi sub-sahariani. Intanto, negli ospedali che ciascun Paese interessato dal virus ha eletto a polo di contrasto di Ebola, sono molte decine le persone ricoverate e poste in quarantena in attesa che trascorrano le tre settimane di isolamento. Ma la rabbia delle gente, davanti all'impotenza degli Stati a bloccare l'espandersi del virus, si manifesta con sempre maggiore frequenza colpendo chi - come accaduto ad una equipe della Croce Rossa in Guinea, aggredita da decine di persone armate di coltellacci - viene visto come il simbolo d'un fallimento.

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